Il problema delle carenze di farmaci è nella cronaca da mesi. Tuttavia, negli ultimi giorni si è registrato un peggioramento del fenomeno, che sta preoccupando le istituzioni e tutte le realtà che operano nel mondo del farmaco.
Come ha sottolineato Domenico Di Giorgio (AIFA) “il numero di carenze di farmaci sta aumentando: tra giugno 2021 e oggi siamo passati da 2.500 a 3.000″.
Non più solo ibuprofene, quindi, ma anche antipertensivi, diuretici, neurolettici, antidepressivi e antiepilettici.
La complessità aumenta ulteriormente quando gli shortage riguardano i farmaci per uso pediatrico, per via della già ridotta disponibilità di terapie indicate in questa fascia di età.
Della dimensione effettiva di questa “crisi nella crisi” abbiamo parlato con Paola Minghetti, Presidente di Sifap e membro del Board scientifico di Making Pharmacist.
Professoressa Minghetti, alla luce della situazione attuale ritiene che il problema delle carenze di farmaci sia allarmante?
Sicuramente la situazione è più pesante rispetto al passato. Non dimentichiamo che arriviamo da una pandemia ed è attualmente in corso una guerra. In questo contesto turbolento, i fornitori hanno difficoltà a fornire le materie prime ai produttori. Come sappiamo, la maggior parte di esse viene prodotta in Paesi extra-europei e questo genera molti problemi di approvvigionamento. Tuttavia, non ritengo che la situazione attuale sia particolarmente allarmante.
Come è possibile intervenire per tamponare la situazione?
AIFA, le istituzioni europee e le stesse aziende farmaceutiche stanno cercando di mettere in atto iniziative finalizzate alla minimizzazione delle ripercussioni sulla filiera. E indubbiamente anche il farmacista preparatore fa la sua parte. Talvolta, il principio attivo disponibile non è sufficiente per la produzione di un lotto, ma lo è per l’allestimento della preparazione galenica.
Alcuni esempi di gestione delle carenze in farmacia sono stati raccontati nel seminario che abbiamo organizzato come Sifap e al quale è intervenuto anche Domenico Di Giorgio. Citiamo il caso dell’ibuprofene sciroppo pediatrico e del diazepam rettale pediatrico, riguardo ai quali le farmacie sono intervenute per sopperire alle carenze di farmaci, anche grazie al protocollo che SIFO e Sifap hanno pubblicato.
Quello che possiamo dire è che i livelli di attenzione sono un po’ più alti del solito. Finora le carenze sono state risolte con la galenica, ma è chiaro che non tutto è facilmente allestibile in farmacia. E’ chiaro che, se ad essere carente fosse un farmaco per uso parenterale, la preparazione galenica diventerebbe più problematica.
L’aumento dei costi dell’energia, delle materie prime e dei materiali per la produzione del packaging dei farmaci si è inserito in un contesto già critico: secondo lei, quanto le carenze di farmaci sono legate alle difficoltà di approvvigionamento e quanto ai costi?
Le carenze oggi in atto sono il risultato di un problema di reperimento. Stante questo assunto, la difficoltà a reperire determinate sostanze è imputabile a molti fattori, fra i quali anche il forte aumento dei costi di produzione. Naturalmente, escludo che gli shortage di cui si parla in questi giorni siano causati direttamente da un problema di costi. Ma il problema esiste e deve essere affrontato. Com’è noto, il farmaco, inteso sia come prodotto di origine industriale che come preparato magistrale, è un bene il cui prezzo è regolato: questo aspetto deve essere considerato. Ma in prima battuta, finora, il problema vero è stato il reperimento della materia prima.