Telemedicina, intelligenza artificiale, app e adesso anche le terapie digitali. L’orizzonte del farmacista ospedaliero si sta ampliando, includendo anche le innovazioni di ultima generazione. Sì, perché questo professionista ha compreso l’entità della sfida della sanità digitale, a cui vuole partecipare in qualità di protagonista. Non a caso anche la Società italiana di farmacia ospedaliera (Sifo) sta rivolgendo sempre più attenzione all’argomento, cercando di tenere il passo con il rapido progresso del settore.
Terapie digitali tra sperimentazione e clinica
L’ultimo congresso nazionale della società dal titolo “Dai dati all’informazione: nuovo paradigma per l’assistenza farmaceutica e il Servizio sanitario nazionale. Imparare dall’emergenza per cambiare”, ha affrontato un tema che guarda all’oggi, ma che strizza l’occhio al futuro dietro l’angolo.
A focalizzarsi, in particolare, sulle terapie digitali è stata la sessione parallela intitolata Digital therapeutics, patient support programme, intelligenza artificiale. «La digitalizzazione della sanità costituisce un nuovo paradigma e uno strumento a disposizione dei servizi sanitari di tutto il mondo», ha sottolineato la moderatrice del dibattito Barbara Meini, farmacista della Usl Toscana Nord-Ovest, Livorno. «Anche le terapie digitali rientrano nella sfera di competenze del farmacista del servizio pubblico, per quanto riguarda le fasi sia di sperimentazione, sia clinica. Nella prima fase, in particolare, il farmacista può entrare a fare parte dei comitati etici di valutazione, che dovranno disporre di un adeguato know-how e di specifiche linee guida. Nella seconda, invece, può avere un ruolo all’interno dei team clinici multidisciplinari, contribuendo a promuovere un sistema di sanità digitale diffuso, ma anche appropriato, sicuro ed efficace per i pazienti».
I presenti hanno concordato sul fatto che, per addivenire a decisioni riguardanti l’acquisto, il rimborso, l’utilizzo delle terapie digitali, occorrerebbe sottoporle, dopo l’approvazione regolatoria, a un processo di Health technology assessment (Hta), anche se le esperienze condotte finora in tal senso sono limitate. In Europa, per esempio, riguardano Deprexis, una terapia per il trattamento della depressione, e Sleepio, una terapia per il trattamento dell’insonnia, entrambe valutate positivamente dal National institute for health and care excellence (Nice).
L’utilità dei dati
Anche negli eventi degli anni precedenti Sifo aveva riservato uno spazio alla digital health. Nel congresso del 2019, per esempio, una sessione parallela era stata incentrata su Telemedicina, intelligenza artificiale e machine learning: stato dell’arte e imminente futuro.
«Con questa sessione la società scientifica intende guardare avanti, visto che la digitalizzazione della sanità è un’importante opportunità per il prossimo futuro, che richiede, però, di essere messa a sistema per sfruttarne al meglio le potenzialità, analizzando e controllando nel contempo le eventuali criticità», aveva allora commentato Alessandro Brega, dirigente della Farmaceutica territoriale dell’Azienda socio-sanitaria ligure 4 di Chiavari, in provincia di Genova, oltre che presidente del comitato organizzatore del congresso e tutor della sessione. «Tra le attività connesse alla sanità digitale che coinvolgono quotidianamente il farmacista ospedaliero si annoverano la valutazione delle medical app, l’impiego di varie tecnologie per tracciare i dispositivi medici, l’implementazione di database e sistemi informativi che permettono di rilevare e analizzare specifici indicatori di efficacia e sicurezza di una terapia farmacologica».
Nel 2018 al tema della sanità digitale era, invece, stata dedicata una sessione plenaria del congresso intitolata Digital health: evoluzione delle attività farmaceutiche tra rischi e opportunità. Durante la discussione Alessandro D’Arpino, direttore della struttura complessa di Farmacia dell’ospedale di Perugia e tutor della sessione, aveva sollevato la questione dell’impiego dei dati: «Tutti i dati che derivano dalle app, dalle tecnologie Radio-frequency identification (Rfid), dai database rappresentano informazioni che devono essere trasferite ai medici, dato che risultano fondamentali per prendere decisioni cliniche riguardanti i singoli pazienti, traducendosi in trattamenti appropriati».
Serve più formazione
Certo un “nodo” importante resta a oggi quello della formazione. «Si avverte l’esigenza ormai diffusa di un programma formativo ad hoc che consenta di accrescere le competenze del farmacista in un settore in continua evoluzione», ha dichiarato Brega. D’accordo con lui D’Arpino, che ha ribadito: «Per stare al passo con l’innovazione digitale, occorre investire su un aggiornamento continuo».