La sfida della psoriasi, emblema delle dermopatie severe, non è solo una “partita” per specialisti. Anche il farmacista ospedaliero entra in campo. Può infatti offrire un contributo importante nei percorsi di cura e, in particolare, nei processi di governance farmaceutica dei pazienti con le forme più gravi di malattia.
«Lo scenario terapeutico si arricchisce oggi degli anticorpi monoclonali, che si affiancano alle terapie tradizionali, e dei farmaci biosimilari, che rendono meno onerosa per il sistema sanitario la cura con le molecole più innovative ed efficaci». È quanto afferma Giampiero Girolomoni, professore ordinario di dermatologia e venereologia all’Università di Verona e direttore dell’unità operativa complessa di dermatologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata della stessa città.
Per utilizzare nel modo più corretto ed efficace i trattamenti disponibili, che hanno risolto gran parte delle problematiche cliniche dei pazienti, sono, però, necessari processi multidisciplinari, che lascino spazio anche al contributo del farmacista. Una figura che può affiancarsi allo specialista in un percorso sempre più mirato alla personalizzazione della terapia.
Progetto Elite
In quest’ottica è nato il progetto Elite, dermatopatie ad alto impatto medico, realizzato da Micom in collaborazione con MakingLife e con il supporto non condizionato di Almirall. Il progetto ha l’obiettivo di fornire supporti informativi e formativi ai farmacisti del Servizio sanitario nazionale. È stato avviato a partire da una ricerca condotta attraverso la piattaforma web Id Survey, tra febbraio e marzo 2021, a cui hanno partecipato 87 farmacisti. Questa prima raccolta di opinioni ed esperienze ha permesso di descrivere l’approccio del farmacista ospedaliero alle malattie dermatologiche gravi in generale e alla psoriasi in particolare.
Naturalmente occorre tenere in conto la disomogeneità dei modelli organizzativi. Le terapie più moderne si concentrano infatti nei soli centri a elevata specializzazione, identificati su base regionale. I farmacisti impiegati in tali strutture hanno potenzialmente una maggiore esperienza in ambito dermatologico rispetto agli altri colleghi. D’altro canto, è pur vero che l’ampia diffusione di queste malattie della pelle può comportare, lungo il percorso di cura, azioni di governance farmaceutica anche da parte del farmacista che non afferisce a tali centri. Questo può accadere in particolare in ragione dei modelli distributivi, che prevedono per i farmaci biologici la distribuzione diretta anche da parte delle Asl.
Risultati della survey
Gli intervistati sono stati interpellati sugli strumenti di selezione tra le numerose opzioni terapeutiche disponibili, con particolare riferimento ai prodotti nuovi e con elevate prestazioni tecnologiche (caratteristiche generali degli anticorpi monoclonali). Al primo posto si collocano, utilizzando il parametro della “moda” (più rilevante in questi casi rispetto alla media aritmetica, che risulta condizionata da pochi valori estremi), i «Prontuari ospedale-territorio» e la «validazione nei registri nazionali». Queste risposte raggiungono il massimo dei consensi (10 su una scala da 1 a 10). La possibilità per il farmacista di affiancarsi al clinico, ricoprendo un ruolo proprio della farmacia clinica, appare principalmente correlato al possesso di competenze di comunicazione e all’esperienza. Un elemento da sottolineare, perché fa riflettere sull’importanza di sviluppare competenze trasversali, accanto a quelle tecniche specifiche della disciplina di appartenenza.
L’elemento più complesso e critico da gestire secondo i farmacisti è la valutazione dell’aderenza alla terapia. Si tratta di un tema ricorrente che ripropone un interrogativo non del tutto risolto per quanto riguarda la gestione di numerose malattie croniche. La questione trascina dietro di sé la necessità di sistemi di tracciatura, rendicontazione, analisi dei dati. E tutto questo costituisce una sfida anche per il farmacista, come è stato sottolineato nell’ultimo congresso nazionale della Società italiana di farmacia ospedaliera (Sifo).
Possibili soluzioni
Quali sono le soluzioni a cui si guarda per un progressivo miglioramento nei processi di gestione della psoriasi?
- Ottimizzare i centri di distribuzione delle terapie;
- Sviluppare una maggiore integrazione con le figure professionali del territorio (medici di medicina generale e specialisti distrettuali);
- Disporre di linee guida regionali chiare e strutturate in Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta).
Dopo avere valutato vari parametri, la ricerca si è, quindi, focalizzata sul Pdta. Questo è ormai considerato lo strumento più utile per la programmazione, l’aggiornamento e la gestione delle patologie croniche. Alla richiesta di identificare gli elementi che più caratterizzano la figura del farmacista nel Pdta del paziente con psoriasi è emersa una «uguale rilevanza per tutti gli aspetti considerati». C’è stata però una leggera prevalenza (moda e media) della «definizione di procedure off label condivise». Ancora una volta ci si trova di fronte a situazioni spesso complesse e mai sufficientemente normate, che lasciano un grande spazio alla professionalità dei singoli e alla costruzione di un valido percorso di integrazione multidisciplinare.
Una ricerca ricca di spunti che sarà oggetto di valutazioni più approfondite e che permetterà di sviluppare al meglio il programma Elite.