Una nuova ricerca dimostra l’esistenza di un circuito tra placca aterosclerotica, cervello e milza chiamato artery-brain circuit e individua nella possibilità di interromperlo una potenziale strategia terapeutica.
I ricercatori del Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionale dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, punto di riferimento italiano e internazionale per la ricerca e la terapia nel campo delle malattie che colpiscono il sistema nervoso, in collaborazione con la Ludwig-Maximilians-University di Monaco e con altre istituzioni scientifiche internazionali riunite nel Progetto PLAQUEFIGHT, hanno infatti individuato un collegamento diretto tra le placche aterosclerotiche e il sistema nervoso centrale (SNC). Il SNC, a sua volta, attraverso la milza, attiva il sistema immunitario stimolando ulteriormente lo sviluppo delle placche.
Questo circuito finora sconosciuto potrà rappresentare un bersaglio per terapie innovative che interverranno sugli impulsi nervosi.
Lo studio sull’artery-brain circuit
Il nuovo studio segue le evidenze raccolte da una precedente ricerca del gruppo dell’Università di Monaco la quale aveva portato alla scoperta di veri e propri organi linfoidi (aggregati di cellule immunitarie organizzate come linfonodi) che si formano all’esterno dei vasi in contrapposizione alle placche aterosclerotiche. Tali organi sono sembrati in grado di generare una risposta immunitaria alle placche e sono risultati innervati. L’innervazione è invece assente all’interno delle placche aterosclerotiche.
Si è ipotizzato quindi che tali strutture immunitarie innervate potessero costituire la base di un dialogo tra la placca e il cervello.
Lo studio è stato condotto su modelli sperimentali e su reperti umani (biopsie di placche) e ha prima di tutto dimostrato che proprio attraverso le abbondanti fibre nervose dell’organo linfoide formatosi in contrapposizione alla placca aterosclerotica si stabilisce una connessione diretta tra la placca stessa e il cervello.
Daniela Carnevale, del dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionale del Neuromed e professore ordinario dell’Università Sapienza di Roma, spiega che i ricercatori italiani e tedeschi hanno poi ricostruito il percorso dei segnali dalla placca attraverso le fibre nervose fino al cervello da dove, attraverso il nervo vago, influenzano il sistema nervoso autonomo fino a raggiungere la milza. Qui avviene l’attivazione di specifiche cellule del sistema immunitario che entrano in circolazione e portano alla progressione delle placche stesse. Gli autori della ricerca hanno definito questo meccanismo ABC cioè artery-brain circuit.
Le implicazioni traslazionali dello studio sull’artery-brain circuit
Come tutti i circuiti, anche l’ABC può essere scollegato o modulato. I ricercatori hanno infatti interrotto chirurgicamente nel modello le connessioni nervose che raggiungono la milza. In questo modo hanno interrotto anche gli impulsi sulle cellule immunitarie spleniche. Il risultato è che le placche presenti nelle arterie hanno rallentato la crescita e si sono stabilizzate, attenuando l’aterosclerosi.
Poiché la stabilità della placca aterosclerotica, ancor più della sua dimensione, è uno dei tratti clinicamente più rilevanti nella valutazione della gravità della malattia, si prospetta un potenziale traslazionale molto rilevante.
Giuseppe Lembo, responsabile del Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionale del Neuromed e ordinario dell’Università Sapienza di Roma, spiega che l’ipotesi sulla quale lavorare non è la poco praticabile via chirurgica né quella farmacologica, ma è la possibilità di agire con specifici dispositivi bioelettronici sulle terminazioni nervose che raggiungono la milza, in particolare sul ramo del nervo vago connesso al ganglio celiaco.
La ricerca Neuroimmune cardiovascular interfaces control atherosclerosis è stata pubblicata su Nature. (Mohanta, S.K., Peng, L., Li, Y. et al. Neuroimmune cardiovascular interfaces control atherosclerosis. Nature (2022).
Il progetto europeo PLAQUEFIGHT
PLAQUEFIGHT si colloca nell’ambito dei progetti europei di cofinanziamento ERA-CVD (ERA-NET on Cardiovascular Diseases) e prevede la collaborazione tra Italia, Germania, Francia e Polonia. È finanziato dalla Comunità europea e, per l’Italia, dal Ministero della Salute. Il suo obiettivo è chiarire il rapporto tra aterosclerosi e sistema nervoso per cercare nuove prospettive terapeutiche.