L’iperuricemia cronica con e senza deposito di urato monosodico nei tessuti è una malattia sistemica che può essere considerata un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di molteplici complicanze quali sindrome metabolica, ipertensione, malattia cardiovascolare e malattia renale.
Una patologia in crescita
Nel mondo occidentale la prevalenza di questa patologia è in progressivo aumento soprattutto a causa degli stili di vita tipici delle società moderne. Diffusa obesità in tutte le fasce di età e aumento del consumo di cibi ricchi di purine, birra e fruttosio hanno avuto un ruolo determinate. A questo si associano altri fattori come l’effetto di alcuni farmaci – diuretici, aspirina e beta bloccanti – e il progressivo invecchiamento della popolazione, con conseguente espansione delle fasce di età in cui l’iperuricemia cronica e la gotta sono più frequenti.
Nella popolazione maschile americana, ad esempio, il valore medio dell’uricemia è quasi raddoppiato nell’ultimo secolo, passando da meno di 3,5 mg/dL degli anni ‘20 a 6,25 mg/dL negli anni ‘70, e un trend in un ulteriore crescita. In Italia, si calcola che le persone affette da iperuricemia cronica con e senza deposito di urato siano circa un milione, ma il dato è probabilmente sottovalutato.
Riflessione multidisciplinare
L’impatto economico della patologia non è quindi trascurabile e la sua valutazione assume sempre più importanza sia in termini di costi diretti che di costi indiretti dovuti alle complicanze dell’iperuricemia cronica. La gestione del paziente con iperuricemia merita dunque un approfondimento e una riflessione multidisciplinare al fine di migliorare il processo clinico-assistenziale nelle diverse realtà regionali e a livello nazionale.
Con questo obiettivo è stato sviluppato il progetto ARTU – Appraisal board round table for uricemia, una tavola di lavoro multidisciplinare che si propone di valutare il quadro attuale e le prospettive future in ambito della gestione del paziente con iperuricemia, integrando, nel processo di miglioramento, le competenze di tutti i professionisti coinvolti.
Il progetto ARTU
A livello lombardo la tavola rotonda ha unito i pareri e le competenze provenienti da clinici dalla medicina specialistica (cardiologia, nefrologia, geriatria), dalla medicina generale e dal mondo farmacoeconomico. La discussione è stata incentrata sull’approfondimento e condivisione di contenuti di fondamentale importanza per la conoscenza e gestione della patologia, ed è stata indirizzata a segnalare i punti più critici e quelli ancora interrogativi a cui trovare una risposta.
In tal senso la redazione di un documento di consensus firmato da un team di Key Opinion Leader potrebbe essere un primo step significativo a livello nazionale. La tavola rotonda ha avuto quali temi cardine: gli aspetti epidemiologici della patologia, l’analisi della letteratura scientifica a disposizione in merito all’impatto clinico ed economico della patologia, la valutazione delle linee guida e raccomandazioni di riferimento disponibili, la diagnosi e terapia, gli aspetti pratici, organizzativi e farmacoeconomici.