HomeNEWSCompresse di iodio contro le radiazioni: informare il pubblico correttamente

Compresse di iodio contro le radiazioni: informare il pubblico correttamente

L'inasprimento del conflitto russo-ucraino ha riacceso i timori di un disastro nucleare che potrebbero portare a comportamenti irrazionali: sulle compresse di iodio la presenza del farmacista può fare la differenza.

L’inasprimento del conflitto russo-ucraino ha riacceso i timori di un disastro nucleare. Alimentata anche da un’informazione non sempre completa e scientificamente precisa, si è diffusa fra i cittadini una preoccupazione che potrebbe condurre a comportamenti irrazionali.

Sugli impieghi e sui rischi delle compresse di iodio la presenza del farmacista può fare la differenza.

Il timore di fughe radioattive

Lo scoppio del conflitto russo-ucraino ha comportato la deflagrazione anche di preoccupazioni legate al rischio di fughe radioattive. Le paure riguardano il possibile utilizzo di un’arma atomica ma anche il rischio di incidenti ai numerosi impianti nucleari presenti sul suolo ucraino.

La stessa Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha chiesto e ottenuto di poter visitare la struttura di Zaporizhzha per accertare la presenza di malfunzionamenti che avrebbero potuto mettere a rischio la salute dei cittadini e l’ambiente.

Fughe di radioattività e rilascio di iodio

In caso di massive fughe di radioattività, di qualunque origine, si verifica una liberazione nell’atmosfera di grandi quantità di iodio 131 (I-131) radioattivo.

L’assorbimento nell’organismo avviene secondo due modalità: inalazione e ingestione. Lo iodio 131 precipita, infatti, con la pioggia e si deposita sul terreno contaminando le colture destinate all’alimentazione.

Le conseguenze dell’esposizione allo iodio 131

Com’è noto, la tiroide è un organo estremamente recettivo per lo iodio e non in grado di distinguere fra i suoi diversi e più o meno stabili isotopi.

Lo iodio 131 trasportato con il sangue in forma ionica viene qui attivamente assorbito e concentrato, fino a raggiungere una concentrazione locale pari a 20-50 volte quella sierica.

Il meccanismo attivo di captazione e concentrazione è funzionale alla produzione degli ormoni tiroidei. Tali molecole contengono infatti 3 (triiodotironina-T3) o 4 (tetraiodotironina-T4) atomi di iodio.

La tiroide subisce pertanto possibili effetti dannosi sia di natura deterministica che di natura stocastica.

I primi coincidono sostanzialmente con reazioni tessutali avverse, ovvero gravi lesioni a carico del tessuto ghiandolare che possono condurre a ipotiroidismo radioindotto.

I secondi non si verificano in tutte le persone esposte e corrispondono al carcinoma tiroideo. La loro incidenza è proporzionale alla dose di radiazioni assorbita.

Compresse di iodio: meccanismo d’azione

Le compresse di iodio sono fra i trattamenti indicati (iodoprofilassi) per la prevenzione del danno a seguito di fughe radioattive. Devono essere assunte nell’immediato, ad un massimo di 3-4 ore dall’esposizione.

Contengono l’elemento nel suo isotopo stabile (I-127), che agisce rapidamente attraverso vari meccanismi:

  • Diluizione isotopica.
  • Parziale saturazione del meccanismo di trasporto attivo di membrana dello iodio (Na–I
    Symporter).
  • Transitoria inibizione della sintesi ormonale (effetto Wolff-Chaikoff).

L’obiettivo della iodoprofilassi

Il principale obiettivo del trattamento con compresse di iodio a scopo profilattico consiste nella prevenzione della contaminazione interna conseguente all’inalazione di I-131. La protezione è significativamente minore per quanto riguarda l’ingestione di alimenti o bevande contaminate.
Lo iodio stabile protegge sia dagli effetti deterministici che da quelli stocastici.

Occorre ricordare, e ricordarlo al pubblico preoccupato, che le compresse di iodio proteggono solo dai danni provocati dallo iodio radioattivo. Non hanno alcun effetto su quelli associati a tutti gli altri elementi radioattivi che possono essere liberati nel corso di un incidente (o attacco) atomico. Ad esempio non possono nulla nei confronti dei danni causati dall’esposizione ad elementi come il Cesio 137 o il Tellurio 132.

Inoltre, l’assunzione di ioduro di potassio ad alto dosaggio non impedisce comunque allo iodio radioattivo di entrare in circolo e persistere nell’organismo.

Infine, i danni già causati dallo iodio-131 sono irreversibili e non possono essere invertiti con l’assunzione dell’isotopo stabile.

Il rapporto beneficio/rischio

La scelta sull’adozione della iodoprofilassi deve essere legittimata da un’attenta analisi di benefici e rischi ad essa associati.

Le statistiche sulla somministrazione di iodio a scopo preventivo sono estremamente povere. Ciò deve mettere in guardia sulla possibile esistenza di reazioni avverse non osservate dato il real world limitato.
I possibili effetti collaterali conseguenti alla somministrazione di iodio stabile sono:

  • Ipertiroidismo iodoindotto: il rischio è maggiore nelle aree geografiche povere di iodio e nei soggetti con morbo di Graves o patologie nodulari tiroidee.
  • Ipotiroidismo iodoindotto: il rischio aumenta negli individui affetti da patologie tiroidee quali tiroiditi autoimmuni o gozzi multinodulari.
  • Effetti extratiroidei: effetti gastroenterici (nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, che configurano il cosiddetto iodismo), reazioni allergiche (angioedema cutaneo, artralgie, eosinofilia, linfoadenopatia, orticaria), effetti cutanei (rash).

Informare correttamente il pubblico

L’ingresso in farmacia di persone preoccupate per le possibili conseguenze di una catastrofe nucleare sta diventando sempre più frequente nella pratica quotidiana. Minimizzare non sembra essere la reazione più efficace. Piuttosto, può aiutare un’informazione precisa e diretta, che faccia capire come il farmacista comprenda i timori e, da professionista, consigli un atteggiamento consapevole.

Occorre ricordare al pubblico che assumere compresse di iodio a scopo preventivo non ha alcun senso e può portare a conseguenze gravi per la salute.

Inoltre, che attualmente gli esperti non ritengono probabile un coinvolgimento diretto dell’Italia nelle conseguenze di eventuali fughe radioattive. Il nostro Paese si trova infatti a oltre 1.600 km in linea d’aria dal teatro degli scontri.

Inoltre, può essere di supporto segnalare l’esistenza di un Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, che è stato da poco aggiornato. Il Piano prevede una serie di misure finalizzate alla protezione dei cittadini.

Articoli correlati

Making Community