EMA ed AIFA hanno pubblicato raccomandazioni sulla seconda dose di Vaxzevria.
Il CHMP (comitato per i medicinali per uso umano) di EMA raccomanda infatti agli operatori sanitari di:
- non somministrare nuovamente il vaccino COVID-19 di AstraZeneca a persone che hanno avuto trombi associati a bassi livelli di piastrine (TTS, trombosi con sindrome trombocitopenica) dopo aver ricevuto il vaccino in precedenza.
- verificare l’eventuale presenza di segni di trombi nelle persone che mostrino bassi livelli di piastrine entro 3 settimane dalla vaccinazione.
- verificare l’eventuale presenza di segni di livelli bassi di piastrine nelle persone che abbiano trombi entro 3 settimane dalla vaccinazione.
- garantire che le persone con trombi associati a bassi livelli di piastrine dopo la vaccinazione ricevano cure specialistiche.
I casi di TTS dopo la vaccinazione sono molto rari, ma le persone devono essere consapevoli dei sintomi, in modo da richiedere tempestivamente cure mediche specialistiche, se necessario e cioè se si manifesta uno dei seguenti sintomi entro 3 settimane dall’iniezione:
- mancanza di respiro
- dolore al petto
- gonfiore alle gambe
- dolore alle gambe
- dolore addominale (pancia) persistente
- sintomi neurologici, come mal di testa grave e persistente, visione offuscata, confusione o convulsioni
- lividi cutanei insoliti o petecchie individuate al di fuori del sito di iniezione.
Informazioni per gli operatori sanitari
L’EMA sta introducendo una controindicazione per Vaxzevria nelle persone che hanno avuto TTS dopo aver precedentemente ricevuto questo vaccino.
Poiché la TTS richiede un trattamento specialistico, gli operatori sanitari devono consultare delle linee guida applicabili e/o degli specialisti (come un ematologo e specialista della coagulazione) per diagnosticare e trattare la condizione.
Il PRAC (Comitato per la sicurezza dell’EMA) e il CHMP hanno condotto questa revisione di Vaxzevria nel contesto di una procedura detta “variazione di tipo II”.
La Commissione Europea emetterà una decisione legalmente vincolante valida nell’UE.
Approfondimento AIFA su possibile complicanze con la seconda dose del vaccino COVID-19 AstraZeneca
AIFA ha pubblicato un documento di approfondimento del Gruppo di Lavoro Emostasi e Trombosi nel quale si riportano, tra l’altro, le conoscenze attualmente disponibili per identificare un possibile razionale che indirizzi le decisioni riguardo la seconda dose per soggetti < 60 anni che hanno già ricevuto la prima dose di Vaxzevria.
La mancanza di una definizione del meccanismo eziopatogenetico alla base dei casi di VITT (Vaccine-induced Immune Thrombotic Thrombocytopenia, trombosi venosa in sedi atipiche accompagnata da piastrinopenia) rende difficile prevedere se e in quale misura tali complicazioni possano verificarsi dopo la seconda dose nei soggetti della fascia di età in cui si sono verificati la maggior parte dei casi di VITT (tra 25 e 60 anni).
Implicazioni della prima ipotesi sulla patogenesi dei VITT
Secondo un’ipotesi patogenetica, il vettore adenovirale di cui si serve Vaxzevria attiverebbe la cascata coagulativa. Questo porterebbe, in soggetti con predisposizioni non identificate, al fenomeno trombotico raro in sedi atipiche. Se così fosse, sarebbe ragionevole attendersi che la prima somministrazione del vaccino abbia già determinato la cosiddetta “deplezione dei suscettibili”, cioè una selezione dei soggetti che per ragioni ignote sono più esposti all’azione di questi ipotetici meccanismi protrombotici. In questa prima ipotesi, eventuali manifestazioni avverse sarebbero ancora più rare a seguito della seconda dose.
Implicazioni della seconda ipotesi sulla patogenesi dei VITT
Un’ipotesi alternativa [Greinacher A, Thiele T, Warkentin TE, Weisser K, Kyrle PA, Eichinger S. Thrombotic Thrombocytopenia after ChAdOx1 nCov-19 Vaccination. N Engl J Med. 2021 Apr 9. doi: 10.1056/NEJMoa2104840] propone che le manifestazioni trombotiche siano causate da un meccanismo auto-immune, con produzione di auto-anticorpi in grado di attivare, attraverso un’interazione con il Platelet Factor 4, la coagulazione. Questo provocherebbe un quadro pro-trombotico simile a quello che si osserva in corso di piastrinopenia da eparina (HIT).
In questa seconda ipotesi, supportata dalle osservazioni di altri ricercatori anche riguardo a un altro vaccino a vettore adenovirale, la riesposizione al vaccino AstraZeneca potrebbe portare a manifestazioni cliniche importanti in soggetti che dopo la prima dose hanno già attivato una risposta immunitaria anomala, anche quando non evidente clinicamente.
Nella HIT non c’è evidenza che la riesposizione all’eparina dopo più di 3 mesi dal primo episodio sia associata alla ricomparsa del fenomeno. Tuttavia, nel setting particolare della vaccinazione con Vaxzevria, l’assenza di reazioni riguardanti le piastrine con la prima dose, non esclude l’insorgenza con la seconda.
Conclusioni del Gruppo di Lavoro Emostasi e Trombosi convocato da AIFA sulla somministrazione delle seconde dosi di Vaxzevria
Al 12 maggio 2021 la Medicines & Healthcare products Regulatory Agency (MHRA) inglese ha riportato 15 casi di trombosi atipiche con piastrinopenia su circa 9 milioni di seconde dosi di Vaxzevria somministrate. Questo sembrerebbe corrispondere, al momento, a un segnale più debole di quello riscontrato per le prime dosi e comunque definibile come molto raro.
Tale dato sembra avvalorare l’ipotesi della “deplezione dei suscettibili”, e potrebbe rassicurare sulla somministrazione delle seconde dosi. Tuttavia il GdL osserva che non sono disponibili al momento informazioni sull’età e sesso di questi ultimi casi. Perciò la sicurezza della somministrazione di Vaxzevria nei soggetti d’età <60 anni rimane un tema ancora aperto sul quale permangono margini di incertezza.
Nonostante queste incertezze, il GdL Emostasi e Trombosi ritiene che il completamento della schedula vaccinale rappresenti la strategia di contrasto alla diffusione del SARS-Cov-2 che garantisce il migliore livello di protezione.
Contemporaneamente, l’attività di farmacovigilanza già in atto continuerà a raccogliere dati aggiornati per stabilire l’eventuale necessità di formulare ulteriori raccomandazioni volte ad ottimizzare il profilo beneficio/rischio nei singoli pazienti.
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